"Quando un albero è ferito, cresce attorno a quella ferita" Peter A. Levine
venerdì 3 giugno 2011
nel verde e nel silenzio
Sento quanto sia importante per me ritagliare spazi di quiete e di ritrovo di me stessa, immergendomi nel verde e nel silenzio. Forse è questo contatto con la natura che mi rende più facile tornare a me, sentire l'armonia della mia esistenza e dello scorrere della vita.
Passeggiare nella campagna, spazzolare un cavallo, giocare con un cane, stare soli nel silenzio..l'assaporare tutto questo, mi accorgo, mi riporta a me, alla naturalità delle sensazioni e delle emozioni, a quel livello di mentalizzazione sufficiente e non abusata, non difensiva, non contorta, ma funzionale.
Immersa nella natura sento il mio corpo, lo sento di più, sento i muscoli tendersi durante una salita, il bruciore dello stomaco per la fame, i rumori dei piedi nelle scarpe, il peso dei capelli, il sudore sulla nuca. Tutto questo lo sento di più, ci faccio più attenzione, mi dedico più attenzione.
Credo che ci siano tanti tipi di solitudine, c'è chi li descrive come livelli diversi, dati dalla fuga dagli altri, dalla fuga dalla realtà, dall'incapacità di giocarsi nella relazione e dal bisogno di tornare a sè, al proprio sentirsi e conoscersi.
Sento che è quest'ultima solitudine che cerco nel verde della collina, mentre guardo il panorama e senza fatica rifletto sulle direzioni in cui mi muovo, sul lavoro che faccio, sulle cose che imparo e tutto questo è accompagnato dalla quiete e dal sole. Ricordo quel brano del romanzo di Susanna Tamaro, 'Va' dove ti porta il cuore', in cui la protagonista si siede ai piedi di un albero, le formiche si arrampicano su di lei, che resta immibile, con gli occhi chiusi, immersa in una meditazione solitaria, eppure così in simbiosi con la natura che le sta intorno......sento che anche quella era una solitudine accompagnata, in cui il silenzio..era pieno di movimento.
... e poi mi viene da pensare a chi non è abituato a prendersi questi spazi, a chi non è in grado di farlo, a chi fugge solitudine e silenzio, mi chiedo che succeda loro quando ci si trovano....quali rumori e sensazioni affiorino dentro di loro, quale fatica sentano alcuni di loro nel semplice 'stare' con queste parti della loro natura, del loro essere, del loro sè.
Qualcuno ha detto che ci sono parti di noi destinate a restarci oscure, inconoscibili... personalmente credo che semplicemente se continuiamo a pensarla in questo modo....non le conosceremo mai, nè mai le accetteremo nè le legittimeremo.
Che il silenzio, quando riusciamo a tollerarlo con la giusta dose di piacere, non sia davvero una ricetta contro l'alienazione da noi stessi?
Penso che per coloro che lo vivono come minaccioso, essere accompagnati da qualcuno anche nel silenzio potrebbe rappresentare un passo importante verso il contatto con se stessi e con il proprio movimento interiore.
..e la relazione, pur nel silenzio, è ancora una volta la cura!
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