"Quando un albero è ferito, cresce attorno a quella ferita" Peter A. Levine

mercoledì 5 ottobre 2011

fascino dei mulini a vento

Stavo pensando a certe 'trappole' in cui mi è capitato di cadere, a quanto mi sia sentita bloccata entro una situazione impossibile, paradossale, in cui ognuna delle uscite contemplava il fallimento, mentre il restare 'in gioco' portava per definizione al logoramento lento e progressivo.
Forse sto parlando di una sorta di lotta contro i mulini a vento, laddove smettere talvolta significa riconoscere l'inutilità del proprio gesto, la forza dei propri limiti, la potenza dell'opinione pubblica e dove... continuare, perseverare porta, alla lunga, allo sfilacciamento della propria salute, fisica, mentale, sociale, spirituale che sia.
Ricordo che per anni ho vissuto cercando d'incarnare due frasi, che mi erano rimaste impresse. La prima l'avevo trovata scritta su di una maglia abbandonata per strada nella città di Padova, recitava così: 'Never stop the action', una sorta di monito a non fermarsi mai, a continuare... decisamente in linea con il ritmo della nostra società; l'altra era una frase, che era stata scandita a piena voce da un personaggio di una soap-opera e che io avevo sentito quando ancora vivevo con mia madre. Questa seconda frase recitava: 'La perseveranza è la madre del successo' ed io, appena l'avevo udita, ne avevo sentito la forza e la decisione, l'avevo subito fatta mia.
In un certo senso mi trasmetteva un senso di potenza, di possibilità di fare qualunque cosa...se mi ci fossi messa, non riuscivo ancora a vedere il significato (al negativo) che questa frase portava con sé, ovvero: 'se non raggiungi l'obiettivo, significa che non ti sei impegnato abbastanza' ed ora che lo scrivo ne sento tutta la violenza, la rigidità ed il giudizio insito in questa frase.
Ora sono qui a chiedermi, quand'è il momento invece di onorare un proprio limite e ritirarsi da un gioco, così da permettersi di entrare in qualcosa di nuovo? Quanto è difficile riconoscersi il diritto di 'mollare', quanto lo possiamo tollerare?
Se penso a me stessa, rivedo la fatica fatta per imparare ad accettarlo ed ancora oggi mi sento talvolta presa dal bisogno di riuscire, senza compromessi, di ottenere un certo risultato; ed ora qui, mentre scrivo, mi chiedo, che dice questo di me? Perchè certi obiettivi 'devono essere raggiunti?'
Sembra quasi che il non raggiungerli tolga legittimità all'esistenza, come se ci si fosse talvolta convinti....o ...si sia...stati convinti......che se non si raggiunga un certo risultato, se non si conquisti un certo obiettivo.....non abbia senso nulla....non vada bene.....non si vada bene. E mentre scrivo mi accorgo di quanto poco rispetto ci sia per sé stessi, per la legittimità dei propri limiti, che fanno parte di noi e che troppo spesso nessuno ci ha insegnato ad onorare. Io stessa sento la fatica di ammettere che la perseveranza coatta e cieca logora, consuma, disumanizza e di per sè toglie sapore, spessore e valore all'obiettivo, rende ciechi a tutte le altre strade che s'incrociano e che non si colgono.
Mi ha sempre colpito la preghiera che si recita alle riunioni dei gruppi di auto-aiuto per alcolisti anonimi, recita: "concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare e la saggezza di riconoscere la differenza", credo che se riuscissimo ad avere tanta saggezza, tanta consapevolezza di noi stessi, tanto amore per le nostre potenzialità e per i nostri limiti, non cadremmo più nelle trappole dei mulini a vento, che troppo spesso sono ovvie per chi osserva, ma non altrettanto per chi è immerso nella battaglia. Ma il punto non è nemmeno questo, siamo noi gli unici a poter rispondere davvero alla domanda: sto rispettando me stessa, con tutto ciò che sono? sto onorando le mie risorse ed i miei limiti? Li accetto? E se non riesco ad accettarli, che paure si nascondono in essi? Che vorrebbe dire per me ammettere di averli?
Il mulino a vento a vedersi affascina, il primo che ho visto è in questa fotografia e mentre lo osservavo e ci giravo intorno pensavo: è solo un mulino!
Sembra sciocco...eppure mi ci sono voluti anni per liberarmi dal fascino della battaglia impossibile, della battaglia che ha valore in se stessa, sebbene non abbia prospettive concrete, perchè dice a tutto il mondo, in primis a se stessi: ci stai provando!.....anche quando sanguini e non hai più fiato.