"Quando un albero è ferito, cresce attorno a quella ferita" Peter A. Levine

giovedì 9 febbraio 2012

libertà: come liberarsi di un gesto?

Il concetto di libertà è certamente abusato oggi giorno. Diventa troppo spesso sinonimo di trasgressione, devianza, violenza verso di sè e verso gli altri..a ben rifletterci.
E come mai spesso si confondono libertà e dipendenza?
Sono alcuni mesi che affianco alcuni colleghi nella conduzione di gruppi per fumatori che vogliono smettere di fumare. Sono gruppi organizzati dalle Aziende Sanitarie in collaborazione con Associazioni come la Lega per la Lotta contro i Tumori LILT per aiutare quelle persone che, affette da tabagismo, vogliono liberarsi dalla dipendenza.
La dipendenza dalle sigarette non è diversa da qualunque altra dipendenza, quando s'instaura prende il sopravvento e nullifica apparentemente ogni possibilità di riprendere il controllo del proprio comportamento rispetto al fumo.
Nei gruppi che sto incontrando emergono tutte le sfumature dell'uso del tabacco, del senso che per ogni fumatore ha il 'fumare' ed è incredibile notare come ognuno sia diverso. Ci sono persone che usano la sigaretta per 'staccare' dalle situazioni piene di tensione, fatica, frustrazione e ritagliarsi un momento per sè, altre che se ne servono per riempire gli 'spazi' vuoti, vuoti dal lavoro, dal 'da fare', dalla corsa... altri ancora la usano come strumento per accompagnare l'attesa, lo star fermi aspettando qualcosa o qualcuno, altri si servono del fumo come mezzo per 'darsi un tono' e questo avviene soprattutto nelle persone più insicure oltre che tra i ragazzi più giovani, in cerca di un'identità forte. Allo stesso tempo, con il passare dei mesi e degli anni il fumare diventa un'abitudine, data per scontata, propria della vita di tutti i giorni e per chi vuole smettere.... diventa difficile pensarsi senza il fumo, senza le sigarette che scandiscono la sua quotidianità.
Molte di queste persone arrivano ai corsi piuttosto preoccupate, temono di non farcela. Quello che mi colpisce sempre in queste prime fasi è la bassissima soglia di potere personale che queste persone si riconoscono, le espressioni: - "non ce la faccio", "non riesco", "è più forte di me", "non dipende da me" - sono ricorrenti, come se la persona si sentisse completamente impotente rispetto ad un semplice gesto: non mettere la sigaretta in bocca.
Trovo che buona parte del lavoro che si fa nei gruppi dei Centri Anti-Fumo CAF, sia appunto quello di restituire questo potere e questo controllo alle persone, allenandole ad osservarsi nel loro comportamento di fumatrici, per meglio comprendere quali siano i loro modi di fumare ed i bisogni che le legano al fumo. Sarebbe bello se poi tutte riuscissero ad occuparsi di questi bisogni senza dover ricorrere alla sigaretta, che a sua volta frustra il bisogno di salute dell'organismo.
La maggior consapevolezza, integrata con un piano di progressivo recupero del controllo del proprio comportamento, che implica la graduale disintossicazione dal fumo, aiuta la persona a scegliere come porsi rispetto al fumo, ad avere una chance di lasciarlo andare, abbandonarlo, pur consapevole di averne conosciuto il 'piacere'. Ed è proprio la memoria del piacere che.... non muore mai e rispetto alla quale è necessario vigilare, con benevola attenzione.
Infine quando si arriva agli ultimi incontri del gruppo, ciò che mi colpisce di più sono i volti dei partecipanti, essi appaiono distesi, freschi e leggeri. C'è chi dice che sia l'effetto benefico della disintossicazione dalle tossine del fumo, io penso che oltre a questo ci sia il senso di benessere, legato al recupero di quei primordiali meccanismi di 'auto-comprensione' e di 'auto-regolazione', che rendono ogni individuo davvero libero mediante comportamenti e scelte funzionali per la sua salute tutta.

1 commento:

  1. Non riesco proprio ad immaginare quanta forza di volontà ci voglia per riuscire a disintossicarsi specie per chi (come mio padre) riesce a smettere dopo oltre 40 anni a un pacchetto al giorno. Eppure può capitare, qualcuno ci riesce davvero. Mi sono spesso chiesto cosa sia scattato nella testa di mio padre. Il mio sospetto è: paura. Ma lui non lo ammetterebbe mai.

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